La malattia di Lyme è un’infezione sistemica complessa, trasmessa principalmente dalla zecca del genere Ixodes, e causata dal batterio Borrelia burgdorferi.
Colpisce ogni anno migliaia di persone in Europa e Nord America e può manifestarsi in forma acuta, subcronica o cronica, con sintomi che spaziano da febbre e affaticamento a disturbi neurologici, articolari e cognitivi. In questo articolo esploreremo i meccanismi della malattia, i trattamenti farmacologici riconosciuti e il ruolo dei rimedi naturali come sostegno alla terapia, chiarendo quando e come usarli, con rigore e sicurezza.
Attualmente non esistono evidenze scientifiche solide che confermino la trasmissione sessuale della Borrelia burgdorferi nell’uomo. Il principale vettore rimane la zecca del genere Ixodes. Studi preliminari in vitro o su animali non sono sufficienti per sostenere il rischio sessuale nella pratica clinica.
In rari casi non trattati, è stata documentata la possibilità di trasmissione transplacentare. Tuttavia, con una diagnosi tempestiva e una terapia antibiotica adeguata, il rischio di complicanze ostetriche o trasmissione al feto è considerato molto basso.
La malattia di Lyme è un’infezione multisistemica causata principalmente dal batterio Borrelia burgdorferi, trasmesso all’uomo attraverso il morso di una zecca infetta, in particolare del genere Ixodes. Non tutte le punture di zecca portano alla malattia, ma il rischio aumenta con la durata dell’attacco: si stima che la trasmissione batterica richieda in genere almeno 24–36 ore di attacco continuo. La patologia non si manifesta sempre in modo immediato o evidente, e proprio questa sua natura subdola contribuisce spesso a diagnosi tardive.
La progressione avviene tipicamente per stadi. Nella fase iniziale, localizzata, può comparire un’eruzione cutanea chiamata eritema migrante, caratterizzata da un’estensione ad anelli concentrici simile a un bersaglio. Tuttavia, non tutti i pazienti presentano questo segno, il che complica ulteriormente l’identificazione precoce. Se non diagnosticata e trattata tempestivamente, la malattia può diffondersi attraverso il flusso sanguigno e linfatico, coinvolgendo il sistema nervoso, le articolazioni, il cuore e, in alcuni casi, anche la sfera psico-emotiva.
La capacità della Borrelia di cambiare forma, rifugiarsi nei tessuti profondi e sfuggire al sistema immunitario rende la malattia difficile da eradicare completamente, e può condurre a sintomatologie croniche e ricorrenti.
Sì, è possibile contrarre nuovamente l’infezione in caso di una nuova puntura da zecca infetta. L’immunità acquisita dopo una precedente infezione non è considerata duratura né protettiva, pertanto è fondamentale mantenere misure preventive anche dopo la guarigione.
La diagnosi della malattia di Lyme si basa su un’attenta valutazione clinica, supportata da test sierologici specifici. Nelle prime settimane dall’infezione, l’identificazione dell’eritema migrante rappresenta un criterio diagnostico sufficiente per avviare la terapia, anche in assenza di conferme di laboratorio. Tuttavia, nelle fasi successive o in assenza di segni cutanei, il percorso diagnostico può complicarsi: gli esami più utilizzati sono il test ELISA, seguito, in caso di positività, dal Western blot. Entrambi presentano però limiti di sensibilità e specificità, soprattutto nei casi cronici o atipici, rendendo indispensabile l’esperienza clinica nella valutazione globale del paziente.
Il trattamento standard raccomandato prevede l’uso di antibiotici mirati. Nelle forme precoci, la doxiciclina è l’opzione più comune, affiancata da amoxicillina o cefuroxima, per cicli della durata di 14–21 giorni. In presenza di complicanze neurologiche, artriti persistenti o forme disseminate, si ricorre a terapie endovenose più aggressive, come il ceftriaxone o la penicillina G somministrata per via parenterale.
Nonostante la maggior parte dei pazienti risponda positivamente al trattamento, una percentuale significativa sviluppa una condizione definita “sindrome post-trattamento della malattia di Lyme” (PTLDS). Questa sindrome si manifesta con sintomi prolungati come affaticamento cronico, dolori articolari, disturbi cognitivi e difficoltà di concentrazione, che possono persistere per mesi o anni nonostante l’eradicazione dell’infezione attiva. Le cause non sono ancora del tutto chiare e si ipotizza un’interazione tra danno tissutale residuo, disfunzioni immunitarie e alterazioni neuroinfiammatorie.
L’assenza di protocolli univoci per la gestione della PTLDS ha portato molti clinici a considerare approcci integrativi e personalizzati, che includono strategie di supporto mirate a rafforzare l’immunità, ridurre l’infiammazione e favorire il recupero neuro-metabolico.
Sì. Gli anticorpi IgG possono rimanere rilevabili nel sangue per mesi o anni dopo il trattamento, anche in assenza di infezione attiva. Una positività persistente ai test sierologici non indica necessariamente una malattia in corso, ma va interpretata nel contesto clinico complessivo.
L’utilizzo dei rimedi naturali può rappresentare un valido aiuto nel sostenere l’organismo durante e dopo la terapia antibiotica, migliorando la risposta immunitaria, contrastando la replicazione batterica e supportando fegato, intestino e tessuti danneggiati.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che l’uso di piante medicinali non deve mai sostituire il trattamento antibiotico, né essere intrapreso senza la supervisione di un professionista qualificato. Alcuni estratti vegetali possono infatti interferire con i farmaci convenzionali, in particolare con l’attività degli enzimi epatici (es. CYP450).
Tra le piante più utilizzate in questo ambito ci sono:
La malattia di Lyme richiede un approccio integrato, in cui la medicina convenzionale e la fitoterapia possano dialogare in modo sinergico e non competitivo. I rimedi naturali possono sostenere l’organismo nei momenti critici dell’infezione, ma solo se usati con criterio, conoscenza e responsabilità. La ricerca in questo ambito è in costante evoluzione, e sebbene molti studi siano ancora in fase preclinica, le evidenze accumulatesi aprono a nuove strade terapeutiche. Curarsi in modo naturale non significa rifiutare la scienza, ma affiancarla con rispetto, coscienza e visione globale della persona.
Riferimenti bibliografici
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[4] Medical News Today - Lyme disease treatment: 2 herbal compounds may beat antibiotics.(vedi fonte)
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