Malattia di Lyme: trattamento convenzionale e rimedi naturali

Autore mabi 10/06/2025 0 Commenti Articoli,

La malattia di Lyme è un’infezione sistemica complessa, trasmessa principalmente dalla zecca del genere Ixodes, e causata dal batterio Borrelia burgdorferi.

Colpisce ogni anno migliaia di persone in Europa e Nord America e può manifestarsi in forma acuta, subcronica o cronica, con sintomi che spaziano da febbre e affaticamento a disturbi neurologici, articolari e cognitivi. In questo articolo esploreremo i meccanismi della malattia, i trattamenti farmacologici riconosciuti e il ruolo dei rimedi naturali come sostegno alla terapia, chiarendo quando e come usarli, con rigore e sicurezza. 

LA MALATTIA DI LYME SI TRASMETTE PER VIA SESSUALE?

Attualmente non esistono evidenze scientifiche solide che confermino la trasmissione sessuale della Borrelia burgdorferi nell’uomo. Il principale vettore rimane la zecca del genere Ixodes. Studi preliminari in vitro o su animali non sono sufficienti per sostenere il rischio sessuale nella pratica clinica.

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LA MALATTIA DI LYME E' PERICOLOSA IN GRAVIDANZA E SI PUO' TRASMETTERE AL FETO?

In rari casi non trattati, è stata documentata la possibilità di trasmissione transplacentare. Tuttavia, con una diagnosi tempestiva e una terapia antibiotica adeguata, il rischio di complicanze ostetriche o trasmissione al feto è considerato molto basso.

 

Cos'è la malattia di Lyme? 

La malattia di Lyme è un’infezione multisistemica causata principalmente dal batterio Borrelia burgdorferi, trasmesso all’uomo attraverso il morso di una zecca infetta, in particolare del genere Ixodes. Non tutte le punture di zecca portano alla malattia, ma il rischio aumenta con la durata dell’attacco: si stima che la trasmissione batterica richieda in genere almeno 24–36 ore di attacco continuo. La patologia non si manifesta sempre in modo immediato o evidente, e proprio questa sua natura subdola contribuisce spesso a diagnosi tardive.

La progressione avviene tipicamente per stadi. Nella fase iniziale, localizzata, può comparire un’eruzione cutanea chiamata eritema migrante, caratterizzata da un’estensione ad anelli concentrici simile a un bersaglio. Tuttavia, non tutti i pazienti presentano questo segno, il che complica ulteriormente l’identificazione precoce. Se non diagnosticata e trattata tempestivamente, la malattia può diffondersi attraverso il flusso sanguigno e linfatico, coinvolgendo il sistema nervoso, le articolazioni, il cuore e, in alcuni casi, anche la sfera psico-emotiva.

La capacità della Borrelia di cambiare forma, rifugiarsi nei tessuti profondi e sfuggire al sistema immunitario rende la malattia difficile da eradicare completamente, e può condurre a sintomatologie croniche e ricorrenti. test affidabili per borelliosi

CI SI PUO' INFETTARE NUOVAMENTE DOPO AVERE AVUTO LA MALATTIA DI LYME?

Sì, è possibile contrarre nuovamente l’infezione in caso di una nuova puntura da zecca infetta. L’immunità acquisita dopo una precedente infezione non è considerata duratura né protettiva, pertanto è fondamentale mantenere misure preventive anche dopo la guarigione. 

 

Diagnosi e terapia convenzionale 

La diagnosi della malattia di Lyme si basa su un’attenta valutazione clinica, supportata da test sierologici specifici. Nelle prime settimane dall’infezione, l’identificazione dell’eritema migrante rappresenta un criterio diagnostico sufficiente per avviare la terapia, anche in assenza di conferme di laboratorio. Tuttavia, nelle fasi successive o in assenza di segni cutanei, il percorso diagnostico può complicarsi: gli esami più utilizzati sono il test ELISA, seguito, in caso di positività, dal Western blot. Entrambi presentano però limiti di sensibilità e specificità, soprattutto nei casi cronici o atipici, rendendo indispensabile l’esperienza clinica nella valutazione globale del paziente.

Il trattamento standard raccomandato prevede l’uso di antibiotici mirati. Nelle forme precoci, la doxiciclina è l’opzione più comune, affiancata da amoxicillina o cefuroxima, per cicli della durata di 14–21 giorni. In presenza di complicanze neurologiche, artriti persistenti o forme disseminate, si ricorre a terapie endovenose più aggressive, come il ceftriaxone o la penicillina G somministrata per via parenterale.

Nonostante la maggior parte dei pazienti risponda positivamente al trattamento, una percentuale significativa sviluppa una condizione definita “sindrome post-trattamento della malattia di Lyme” (PTLDS). Questa sindrome si manifesta con sintomi prolungati come affaticamento cronico, dolori articolari, disturbi cognitivi e difficoltà di concentrazione, che possono persistere per mesi o anni nonostante l’eradicazione dell’infezione attiva. Le cause non sono ancora del tutto chiare e si ipotizza un’interazione tra danno tissutale residuo, disfunzioni immunitarie e alterazioni neuroinfiammatorie.

L’assenza di protocolli univoci per la gestione della PTLDS ha portato molti clinici a considerare approcci integrativi e personalizzati, che includono strategie di supporto mirate a rafforzare l’immunità, ridurre l’infiammazione e favorire il recupero neuro-metabolico.

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E' NORMALE RISULTARE POSITIVI AI TEST SIEROLOGICI ANCHE DOPO LA TERAPIA?

Sì. Gli anticorpi IgG possono rimanere rilevabili nel sangue per mesi o anni dopo il trattamento, anche in assenza di infezione attiva. Una positività persistente ai test sierologici non indica necessariamente una malattia in corso, ma va interpretata nel contesto clinico complessivo.

Malattia di Lyme e rimedi naturali

L’utilizzo dei rimedi naturali può rappresentare un valido aiuto nel sostenere l’organismo durante e dopo la terapia antibiotica, migliorando la risposta immunitaria, contrastando la replicazione batterica e supportando fegato, intestino e tessuti danneggiati.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che l’uso di piante medicinali non deve mai sostituire il trattamento antibiotico, né essere intrapreso senza la supervisione di un professionista qualificato. Alcuni estratti vegetali possono infatti interferire con i farmaci convenzionali, in particolare con l’attività degli enzimi epatici (es. CYP450).

Tra le piante più utilizzate in questo ambito ci sono:

  • Juglans nigra: conosciuta come noce nera, è una pianta tradizionalmente utilizzata per le sue proprietà antimicrobiche, antiossidanti, antitumorali e antinfiammatorie. I suoi costituenti attivi includono juglone, tannini e composti fenolici, noti per l’attività battericida e batteriostatica. Oltre all’attività antimicrobica, sono stati descritti effetti antiossidanti, antinfiammatori, antitumorali e chemoprotettivi. Tra i composti attivi spicca il juglone, una naftochinona con azione citotossica selettiva. Gli estratti hanno mostrato un potenziale nel ridurre l’attività del fattore NF-kB, coinvolto nei processi infiammatori cronici. Sebbene ben tollerata, sono stati segnalati casi rari di disturbi gastrointestinali, variazioni della pigmentazione cutanea e reazioni allergiche, soprattutto in soggetti sensibili alle noci.
  • Polygonum cuspidatum: noto anche come poligono del Giappone, ha dimostrato un’ampia attività antimicrobica in vitro contro la Borrelia burgdorferi, risultando efficace sia sulle forme attive in fase di crescita che su quelle stazionarie non proliferanti. In alcuni test comparativi, ha superato per efficacia gli antibiotici tradizionali doxiciclina e cefuroxima nel contrastare la formazione di microcolonie. Il suo principio attivo principale, il resveratrolo, è noto per le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antibiofilm, neuroprotettive, cardioprotettive e antitumorali. Rispetto ad altri estratti botanici, Polygonum cuspidatum presenta una tossicità minima, con effetti collaterali rari e lievi, solitamente limitati a disturbi gastrointestinali reversibili.
  • Artemisia annua: conosciuta anche come assenzio dolce o Qing Hao, è una pianta utilizzata da secoli nella medicina tradizionale cinese, soprattutto per il trattamento della malaria. I suoi principi attivi hanno dimostrato una marcata attività antimicrobica mentre alcuni studi hanno evidenziato che l’artemisinina possiede un’efficace azione contro le forme stazionarie di Borrelia burgdorferi, spesso resistenti ai comuni antibiotici. L’estratto si è dimostrato attivo contro le fasi non proliferanti del batterio, suggerendone un ruolo potenziale nelle forme persistenti della malattia. Inoltre, l’Artemisia annua si è dimostrata capace di modulare l’infiammazione attraverso la riduzione dell’attività del fattore di trascrizione NF-kB.
  • Uncaria tomentosa: nota come unghia di gatto, ha mostrato attività antimicrobica in vitro contro la Borrelia burgdorferi, in particolare contro le forme stazionarie. Alcuni studi hanno evidenziato efficacia contro tutte le forme morfologiche del batterio, suggerendone un potenziale impiego nei casi persistenti. Oltre all’azione antimicrobica, sono stati descritti effetti neuroprotettivi, antinfiammatori e immunomodulanti, con benefici osservati anche in condizioni come artrite reumatoide, osteoartrite e in modelli di danno al DNA. L’Uncaria è generalmente ben tollerata, con un profilo di sicurezza paragonabile al placebo anche in studi umani fino a 12 mesi. Sono stati segnalati effetti gastrointestinali lievi e rari casi di anemia, ma non sempre correlabili direttamente alla pianta. Alcune evidenze indicano un possibile effetto sul legame estrogenico, con implicazioni teoriche sull’efficacia dei contraccettivi ormonali.
  • Cryptolepis sanguinolenta: nota per il suo impiego tradizionale in Africa contro malaria, epatite, tubercolosi e setticemia, ha dimostrato in vitro una potente attività antimicrobica contro la Borrelia burgdorferi. È l’unico estratto botanico che ha causato l’eradicazione completa delle cellule in fase stazionaria superando anche la doxiciclina e la cefuroxima. Il suo principale costituente attivo, la criptolepina, agisce attraverso meccanismi multipli che includono l’intercalazione del DNA, l’inibizione della topoisomerasi II e la degradazione cellulare. Oltre all’azione antiborreliale, Cryptolepis presenta proprietà antinfiammatorie, antimicotiche, antimalariche, antibatteriche e antiamebiche. 
  • Cistus incanus: noto anche come rosa di roccia mediterranea, è una pianta ricca di polifenoli a cui sono attribuite proprietà antimicrobiche, antivirali, antinfiammatorie e antiossidanti. Ha mostrato una significativa attività contro Borrelia burgdorferi, risultando più efficace degli antibiotici tradizionali nel contrastare sia le forme libere (planktoniche) che le microcolonie batteriche. Sebbene il suo meccanismo d’azione non sia ancora completamente chiarito, si ipotizza che la sua azione antibatterica derivi dalla capacità di interferire con l’adesione cellulare e la formazione di biofilm. Il Cistus incanus è considerato ben tollerato e viene spesso impiegato sotto forma di infuso o estratto secco in protocolli di supporto alla modulazione immunitaria, con un buon profilo di sicurezza anche in uso prolungato.
  • Scutellaria baicalensis: nota anche come skullcap cinese, è una pianta ricca di flavonoidi come baicalina e baicaleina, a cui sono attribuite proprietà antinfiammatorie, neuroprotettive, epatoprotettive e antibatteriche. È stato osservato un effetto sinergico significativo quando associata ad altri nutraceutici come la luteolina e alla doxiciclina, migliorando l’eradicazione delle forme persistenti e dei biofilm. 

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Conclusioni

La malattia di Lyme richiede un approccio integrato, in cui la medicina convenzionale e la fitoterapia possano dialogare in modo sinergico e non competitivo. I rimedi naturali possono sostenere l’organismo nei momenti critici dell’infezione, ma solo se usati con criterio, conoscenza e responsabilità. La ricerca in questo ambito è in costante evoluzione, e sebbene molti studi siano ancora in fase preclinica, le evidenze accumulatesi aprono a nuove strade terapeutiche. Curarsi in modo naturale non significa rifiutare la scienza, ma affiancarla con rispetto, coscienza e visione globale della persona.

 

 

Riferimenti bibliografici
[1] Feng J, Leone J, Schweig S, Zhang Y. Evaluation of Natural and Botanical Medicines for Activity Against Growing and Non-growing Forms of B. burgdorferi. Front Med (Lausanne). 2020 Feb 21;7:6. doi: 10.3389/fmed.2020.00006. PMID: 32154254; PMCID: PMC7050641.(vedi fonte)
[2] Shor SM, Schweig SK. The Use of Natural Bioactive Nutraceuticals in the Management of Tick-Borne Illnesses. Microorganisms. 2023 Jul 5;11(7):1759. doi: 10.3390/microorganisms11071759. PMID: 37512931; PMCID: PMC10384908.(vedi fonte)
[3] Citation: Diederich J, Szczerba K, Foltin V (2024) Classical Versus Botanical Antibiotics in Lyme Borreliosis: An In-vivo, LTT-Controlled Study. Infect Dis Diag Treat 8: 268. https://doi.org/10.29011/2577-1515.100268.(vedi fonte)
[4] Medical News Today - Lyme disease treatment: 2 herbal compounds may beat antibiotics.(vedi fonte)

 

 

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