L’uso delle piante officinali allo stato puro fa parte della tradizione popolare da sempre. In epoca moderna però, l’uomo ha iniziato a lavorare le piante per permetterne la conservazione, la pulizia e il potenziamento tramite l’estrazione dei principi attivi.
Uno dei primi procedimenti per la conservazione delle piante officinali dopo la raccolta è l’essiccazione da cui, a partire dalla pianta pura, si ricavano diverse preparazioni tra cui polveri ed estratti secchi.
Le polveri sono ottenute dalla rimozione della componente acquosa della pianta, intera o parti di essa. Per fare ciò, la pianta viene sminuzzata precedentemente e, quando la rimozione dell’acqua è completa, si ottiene un contenuto disidratato.
Questo rimedio non può essere considerato come un estratto in quanto le parti di vegetale sono semplicemente essiccate e finemente polverizzate, mantenendo intatto il fitocomplesso.
Questa lavorazione permette di conservare inalterate tutte le caratteristiche e le proprietà della pianta.
Le polveri di erbe e piante possono essere utilizzate in miscela con acqua o tè oppure possono essere aggiunte (o essere l’ingrediente primario) in infusi e decotti.
Inoltre, aggiunte in cucina per la realizzazione di ricette, permettono di arricchire una pietanza sia nel gusto che nell’aspetto nutrizionale.
Per uso esterno invece, le polveri di erbe officinali possono essere impiegate in fitoterapia attraverso la realizzazione di impacchi o per il benessere della pelle.
L’essiccazione delle erbe officinali è un processo fondamentale per la lavorazione del materiale. Disidratare il vegetale permette una conservazione più lunga grazie a un importante rallentamento dell’attività enzimatica e microbica. Questa tecnica viene utilizzata da sempre per svariati scopi che spaziano dall’ambito culinario al contesto casalingo, ma soprattutto è uno dei processi fondamentali dell’ erboristeria e della fitoterapia.
Generalmente la quantità di acqua da eliminare attraverso l’essiccazione corrisponde al 70-75% del peso della pianta fresca, lasciando un quantitativo di acqua inferiore al 5% del peso nel prodotto finale.
L’essiccazione può essere effettuata naturalmente, sfruttando il calore naturale dell’aria, oppure artificialmente attraverso l’uso di deumidificatori o aria riscaldata e condizionata.
Nell’essiccazione le piante vengono usate intere o sminuzzate e poste in determinati spazi e in determinate condizioni. Ecco alcuni esempi di tecniche di essiccazione naturale:
Le polveri di erbe e piante si definiscono “semplici” quando sono costituiti da un solo componente vegetale ben definito, oppure "composte" se formati dall'unione di due o più preparati secchi. Una polvere si definisce composta anche se unita a estratti, tinture o essenze.
I processi con la quale vengono ottenute le polveri dai vegetali una volta essiccati sono essenzialmente due:
Polverizzazione: consente di ottenere un preparato di consistenza con granulometria omogenea e fine;
Dalla lavorazione dei vegetali essiccati, dunque, si possono creare delle polveri diverse a seconda della struttura con cui si presenta il vegetale trattato. La Farmacopea Europea divide le polveri in grossolane, grosse, semi-fini, fini e finissime.
Per concludere, in ogni pianta risiedono qualità uniche di cui si può beneficiare e che possono essere utilizzate nella nostra quotidianità. Le polveri di erbe medicinali come rimedio naturale, si rivelano essere quindi un mezzo utile per prendersi cura della propria salute e della propria persona.
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