Le tinture sono un preparato ottenuto dalla macerazione di piante medicinali fresche in un liquido solvente che può essere alcol, aceto o glicerina.
Una tintura viene definita “madre” perché può essere utilizzata come substrato di partenza per altre preparati erboristici e galenici e se il rapporto tra droga e solvente è sempre 1:10 (per una parte di pianta vi sono 10 parti di solvente). In caso di rapporto differente da 1:10 viene definita semplicemente tintura.
Le modalità di preparazione delle tinture sono innumerevoli anche se la maggior parte sono ricavate con alcol al 40-50%.
Per macerazione si intende quel processo estrattivo in cui la droga fresca viene immersa in un solvente e lasciata appunto macerare in un intervallo di tempo. Le tempistiche variano a seconda del tipo di pianta e dal tipo di solvente. Quando la pianta non è fresca ma secca, il prodotto non sarà chiamato tintura ma macerato. Se si utilizza come solvente un olio vegetale, si andrà a creare invece un oleolito.
Sia per la farmacopea tedesca che per la farmacopea francese, caposaldi della tradizione galenica, le piante vengono solitamente lasciate macerare per 21 giorni a temperatura ambiente agitando frequentemente. Successivamente il composto viene decantato, spremuto e filtrato.
Una delle qualità principali della tintura, riguarda il mantenimento del fitocomplesso nella sua preparazione. Per definizione, il fitocomplesso riguarda “L’insieme dei componenti chimici di una pianta, risultante dalla naturale combinazione del principio attivo con altre sostanze, terapeuticamente inattive o con attività di natura diversa, ma che globalmente conferiscono alla pianta le specifiche proprietà terapeutiche per cui viene utilizzata. I principi attivi presi singolarmente, infatti, possono rivelarsi meno efficaci o con effetti diversi da quelli della pianta nel suo complesso.”
Dunque la lavorazione di una materia prima fresca e rimasta intatta permette di beneficiare a pieno di tutta quella serie di sostanze (sali minerali, enzimi, pigmenti) che hanno la capacità di equilibrare la pianta. Un esempio semplice per comprendere meglio il concetto è il tè: gli effetti della caffeina in un infuso sono moderati dalla presenza di catecoli e tannini della pianta da tè, che moderano l'azione della caffeina e la rendono più prolungata nel tempo.
I tempi di assunzione e la posologia di una tintura dipendono dall’organismo della persona, il sintomo e il tipo di pianta che si va ad assumere. In genere si consiglia l’assunzione di 30-50 gocce di tintura madre 2-3 volte al giorno, per circa due mesi. Importante è non superare la dose giornaliera consigliata e attenersi alle indicazioni di uno specialista. I rimedi naturali possono reagire in maniera molto diversa a seconda di come risponde il proprio corpo.
Le tinture si conservano a lungo ma in determinate condizioni. L’azione della luce, dell’aria e di sbalzi di temperatura possono modificare il colore e l’efficacia. Pertanto, è preferibile conservare le tinture in contenitori di vetro scuro, ben chiusi, in ambienti freschi.
Le tinture, essendo delle preparazioni liquide, possono essere semplicemente diluite in un bicchiere d’acqua o mischiate in un cucchiaino di sciroppo d’acero o miele biologico. Per uso topico, basta applicare qualche goccia sulla zona interessata tramite una garza sterile.
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